Pubblicato il: 18/07/2025
Se il ddl diverrà legge dello Stato, sostanzialmente, le banche non avranno più libertà nell'impedire l'apertura del conto corrente, perché chiunque varcherà la soglia di ingresso della filiale potrà richiedere – e ottenere quanto prima – la stipula di un contratto di conto corrente. Al contempo, gli istituti non potranno più, in modo autonomo e unilaterale, recedere e chiudere il conto, se il saldo è in attivo.
In verità, già oggi il cosiddetto "conto di base" (previsto dalla direttiva UE 92/2014 e inserito dal D.Lgs. 37/2017 nel Capo II-ter del Titolo VI del Testo unico bancario) è caratterizzato da una certa facilità d'apertura: tuttavia banche, Poste Italiane e gli altri soggetti che offrono servizi di pagamento possono opporsi alla richiesta di aprire un conto di questo tipo, se la persona non ha i requisiti previsti dalla legge o per la finalità di assicurare il rispetto della normativa in tema di antiriciclaggio.
Ora, la citata proposta intende andare oltre e introdurre un vero e proprio diritto all'apertura del conto, incondizionato e generalizzato. Conseguentemente, non avranno rilievo eventuali segnalazioni alla Centrale Rischi e un passato da cattivo pagatore, come pure protesti o insolvenze acclarate, ossia gli attuali ostacoli (specialmente se l'interessato richiede l'apertura di un conto con fido o carte di credito). In sintesi, la storia personale del potenziale correntista non potrà condizionare l'apertura del conto, tranne i casi in cui sull'interessato pendano forti sospetti, in base alle regole di settore, di pratiche di riciclaggio e finanziamento del terrorismo. Analogamente, il conto potrà comunque essere chiuso dall'istituto di credito, per le stesse ragioni per cui l'attivazione sarà rifiutabile.
L'idea di base che ha animato i promotori dell'iniziativa è quella della cosiddetta inclusione finanziaria, che mira a conferire la "garanzia" e la protezione del conto corrente a chiunque ne abbia bisogno, in un'epoca – sottolineano gli stessi promotori – in cui sono sempre più favoriti i pagamenti con carta e in cui tutto è tracciato e attenzionato dal Fisco e dalle altre istituzioni.
Tuttavia, c'è un precedente che risale alla passata legislatura e che potrebbe spegnere gli entusiasmi sul nascere. Già era stata redatta una proposta di legge simile, ad iniziativa della Lega, ma a suo tempo la Banca d'Italia affermò che il testo, pur rispettabile nelle finalità, avrebbe potuto essere bocciato da Bruxelles per una asserita incompatibilità con i principi comunitari. Il dovere di contrarre da parte della banca e il contestuale divieto di recesso potrebbero, in effetti, contrastare non soltanto con le regole UE, ma anche con la Costituzione e il principio dell'autonomia negoziale. Inoltre, secondo l'Abi, prevedere un dovere generalizzato in capo alle banche, e soltanto in Italia, comporterebbe un forte disallineamento competitivo con gli intermediari che si trovano in altri paesi UE e la violazione del principio di armonizzazione delle norme nell'Unione.
In definitiva, la citata proposta di legge mira a trasformare il conto corrente in un diritto universale, accessibile a tutti i cittadini senza condizioni legate al passato creditizio. Resta, però, da capire se tale intento potrà superare i possibili rilievi di costituzionalità e di compatibilità con il diritto europeo.
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