AGENZIA DELLE ENTRATE
La fine della guerra dei “venti anni”?
Non paga emarginare il Sindacato, “malmenare” i lavoratori finanziari e modificare costantemente le strutture amministrative.
Ci vuole un vero progetto di riforma.
Dopo la Sentenza “non definitiva” del TAR Lazio della scorsa settimana e dopo tutto quello che è successo negli ultimi mesi nell’Agenzia delle Entrate, possiamo senz’altro dire che è stato raggiunto il livello più basso dalla nascita delle agenzie fiscali, un punto di non ritorno, nei rapporti tra personale e datore di lavoro.
Attenderemo con serenità la decisione della Corte Costituzionale per verificare se i dubbi espressi dai magistrati amministrativi si tradurranno nella illegittimità costituzione, oppure no, delle disposizioni di cui alla Legge n. 205/2017, art. 1 comma 93, con la quale sono state istituite le Poer.
Come CONFSAL – UNSA, in tempi non sospetti, avevamo espresso dubbi sulla scelta effettuata dal Legislatore, nell’ambito della Legge di Stabilità 2018 e, peraltro, alla fine della legislatura, rispetto all’obiettivo di una sostanziale riforma organica del sistema delle Agenzie Fiscali, perseguito dalle OO.SS. nel corso del 2017, ma naufragata anche per mancanza di unità d’intenti, sia delle parti sociali sia delle forze politiche, nonostante il supporto offerto dalle raccomandazione e dagli indirizzi di OCSE e FMI.
Dal nostro canto, avevamo già espresso, e la ribadiamo con forza oggi, l’idea che solo una “Area Quadri contrattualizzata”, magari nell’ambito di uno specifico Contratto Collettivo Nazionale di Comparto (ripristinando quello che le disposizioni dell’ex Ministro Brunetta nel 2008 aveva eliminato), avrebbe potuto attribuire uno “status giuridico” alla figura dei “coordinatori di direzione non dirigenziale” e delle figure di più “spiccata professionalità”, dando modo al Governo (tramite l’Aran) ed alle OO.SS. di individuare “negozialmente” criteri, requisiti, modalità d’accesso, livelli di responsabilità e retribuzioni per una Area Quadri da inserire in un modello organizzativo nuovo e moderno.
La scelta dell’epoca è stata, invece, quella di istituire, attraverso una “lex specialis” per le sole Agenzie Fiscali, le figure delle Poer, “esautorando” le Rappresentanze dei lavoratori dal confronto e negoziazione su questo importante tema.
A nulla è valso il tentativo “in corner” di coinvolgere le OO.SS., visto che ad esito di tutto il percorso realizzato possiamo senz’altro dire che “se la sono cantata e se la sono suonata da soli”.
Anzi, questo modo di procedere ha, purtroppo, avuto l’esclusivo scopo di scaricare sulle OO.SS. tutte le espressioni di criticità ed i problemi che nel frattempo si sono manifestati, un “inopinato” nonché “ingiusto” coinvolgimento rispetto a decisioni assunte in esclusiva dai vertici delle Agenzie, vertici oltretutto cambiati in corso d’opera per effetto dello “spoil system” della nuova legislatura.
RIBADIAMO, QUINDI, CHE RIMANDIAMO AL MITTENTE (LE AGENZIE) TUTTO QUELLO CHE È STATO FATTO SUL TEMA DELLE POER, COSI’ COME RIMANDIAMO AL LEGISLATORE LA RESPONSABILITA’ IN MERITO ALLA SCELTA EFFETTUATA.
Quanto sopra, testimoniato dagli atti da noi posti in essere, da soli e/o unitariamente, nella loro cronologia temporale.
È altrettanto evidente che la norma “tampone” (appunto la Legge n. 205/17) aveva lo scopo di “stabilizzare” il quadro normativo di riferimento, sia sull’aspetto delle figure intermedie sia sull’accesso alla dirigenza, quale elemento minimo necessario per evitare il “naufragio” delle Agenzie Fiscali, avviando, in tal modo, un processo di modifica del modello organizzativo ed una riorganizzazione centrale e periferica, sia delle Entrate sia delle Dogane/Monopoli.
Non vorremmo che le decisioni assunte (politiche ed amministrative) e quelle in corso di assunzione (giudiziarie) abbiano avuto il solo scopo di rimandare il “naufragio”, il peggior servizio che si poteva fare a migliaia di colleghi che con abnegazione e spirito di servizio in questi anni hanno “alacremente” lavorato ad esclusivo servizio della collettività, sulla base di precisi “input” governativi, ripagati con mortificazione, dileggio e quanto di peggio possa esserci (inutile fare un elenco che comunque è lungo).
Tutto questo, mentre non più tardi di 60 giorni fa la stragrande maggioranza dei lavoratori dell’Agenzia delle Entrate, chiamati allo sciopero da un fronte unitario delle OO.SS., si è astenuta dal lavoro non solo in ragione del pur importante motivo economico del recupero di una quota significativa di salario accessorio (oltre 30 milioni di euro) che “rischiava” di scomparire, quanto piuttosto per richiamare la dirigenza della Agenzia sullo stato di forte malessere esistente.
Il dato, altresì, che a distanza di 50 giorni non si è stati ancora in grado di completare l’iter degli accordi nel frattempo sottoscritti (Fua 2016 – Fua 2017 – Passaggi 2019), è il più importante segnale che forse non si compreso fino in fondo lo stato di profondo disagio espresso da tutto il personale, in relazione alle più svariate motivazioni.
Il fatto che siano passati oltre 910 giorni (e ne passeranno altri) e la quota più importante del salario accessorio 2016 debba ancora essere liquidata (insieme alla sottoscrizione definitiva dei diversi accordi, nonché a quelli ancora da definire – vedi artt. 17 e 18, “smart working” e quant’altro), è il segnale più forte che la situazione è arrivata al “capolinea”.
Non si tratta di “ingenerosità” di giudizio, quanto piuttosto la “plastica” visione della realtà.
Deve essere cambiato tutto, ma proprio tutto, sul piano normativo e delle regole, dalla materia del salario accessorio ai percorsi di carriera, dagli istituti contrattuali alla sicurezza degli ambienti di lavoro (per citare solo un tema) ed alla salvaguardia del benessere lavorativo.
Lasciateci dire che la specifica situazione delle Agenzie Fiscali, unita alla drastica riduzione dello spazio delle relazioni sindacali voluto dal legislatore, quale preciso scopo dell’ultimo decennio nel quale le forze politiche hanno fatto a gara per “malmenare” il lavoro ed i lavoratori in generale, i dipendenti pubblici in particolare e nella più scellerata delle strategie i lavoratori finanziari, è la sintesi perfetta di un Paese perdente ed in agonia, oppresso da una elevata evasione fiscale, colpito da un colossale tasso di corruzione, e con una scarsa attenzione alla società civile ed agli interessi collettivi.
In questo quadro si è fatto a gara per emarginare sistematicamente le OO.SS., per ridurre gli spazi di confronto negoziale, e le Agenzie Fiscali non hanno fatto eccezione anzi hanno messo del loro, visto l’esperienza vissuta nel decennio (tagli di risorse finanziarie ed umane, continui interventi riorganizzativi, chiusura di uffici) e la sofferenza espressa con forza dai colleghi.
Tutto ciò, oltre le negative condizioni di base (dal pregresso blocco contrattuale al blocco del turn over, dal peggioramento delle condizioni contrattuali all’isolamento sociale vissuto dai lavoratori pubblici).
Come avevamo già evidenziato, e nonostante un quadro politico assolutamente “sfocato”, siamo costretti ad alzare il tiro, ad esclusiva tutela dei diritti e delle aspettative dei colleghi rappresentati, che non ne possono più di essere considerati delle “pedine” di scambio o peggio ancora delle “rotelline” di un gigantesco ingranaggio che spinge il Paese nel baratro.
L’accordo di programma tra OO.SS. ed Agenzia sottoscritto alla fine 2017, che ha portato ad un passaggio di fascia economica per tutti (peraltro ancora da completare nella terza “tranche” che attende, dopo il vaglio degli organi di vigilanza e controllo, la sottoscrizione definitiva e la concreta applicazione operativa), pur fondamentale, non può che essere solo il primo passo di un progetto più ampio e più qualificato che deve vedere il massimo coinvolgimento di tutti i lavoratori dell’Agenzia delle Entrate, ovvero di tutte le Agenzie, e quindi delle OO.SS., per il rilancio ed il rafforzamento dell’Amministrazione Finanziaria, nonché la massima valorizzazione del personale in servizio, progetto che necessariamente ed obbligatoriamente passa dal coinvolgimento dell’Autorità governativa e del Parlamento.
È l’unica strada percorribile, possibilmente con la massima unità d’intenti da parte di tutti gli attori in campo, perché altrimenti è il “naufragio”, con tutte le sue terribili conseguenze.
IL COORDINATORE NAZIONALE
Valentino Sempreboni