E’ un momento di grande difficoltà per il nostro Paese, sotto tutti i piani e sotto tutti i punti di vista.
Ma è in momenti come questi che il senso di responsabilità di tutti noi ed il senso di comunità ci deve contraddistinguere e deve risaltare.
Come lavoratori siamo stati emarginati per decenni da un sistema che ha fatto prevalere finanza, profitto ed individualismo, a scapito di tutti coloro che, a qualsiasi titolo, hanno concretamente contribuito alla crescita economica e sociale di questo Paese.
Il lavoro è stato visto come un “puro” costo da abbattere, senza se e senza ma.
Come lavoratori pubblici siamo stati bistrattati e malmenati, trattati da esponenti politici di primo piano e pezzi importanti della società civile come “sanguisughe” del sistema e “malfattori”.
Come lavoratori “finanziari” abbiamo subito scelte politiche ed indirizzi normativi deleteri, da un lato considerati “approfittatori” e, dall’altro lato, ritenuti incapaci di applicare disposizioni che il Legislatore ha voluto (magari cambiando le stesse regole ad ogni più sospinto).
Oggi ci troviamo ad osservare un “apparente” disastro che noi abbiamo cercato, purtroppo inutilmente, di impedire.
Questo non è un Paese normale, come ci rinfacciano i più.
Chi ha responsabilità di Governo faccia la propria parte, dia un segnale che il nostro Paese, la nostra comunità, il nostro sistema è più forte di tutto e di tutti, delle crisi sanitarie-emergenziali e delle crisi economico-sociali, perché veniamo da lontano (oltre duemila anni di storia) ed andremo lontani (sicuramente altri duemila anni), perché gli “italiani” non sono solo brava gente, “pizza e mandolino”, ma hanno concretamente aiutato il nostro pianeta (la nostra casa comune) a crescere e svilupparsi in tutti i settori, dalla storia alla geografia, dalla manifattura alla cultura, dall’arte al “saper mangiare”, dal fare moda a far tendenza.
E chi ci rappresenta come intera comunità, faccia sentire oggi più che mai al mondo intero chi siamo e dove vogliamo andare.
Nel contempo e nel nostro “spaccato quotidiano”, chi ha un piccolo “pezzo” di quella responsabilità, perché “datore di lavoro”, perché “responsabile della sicurezza”, perché responsabile nella sua “funzione dirigenziale” ovvero nella sua “funzione di coordinamento” anziché scaricare quella responsabilità che contraddistingue la funzione esercitata se ne assuma in pieno oneri prima ancora che poteri.
Basta dare la colpa sempre agli altri, basta parlare di incapacità altrui, basta fare lo “scarica barile”, ognuno faccia la sua parte, con onestà intellettuale e positiva operatività, affinché si possa tutti insieme e con uno scatto di orgoglio rimettere in marcia la nostra comunità, per superare i “crinali” e raggiungere la “vetta” ovvero per vivere e fare vivere meglio noi, i nostri figli e tutti coloro che verranno dopo di noi.
Non imitiamo una buona parte dei nostri politici, incapaci di uno sguardo futuro, inadatti a saper leggere la realtà ed a fornire indirizzi concreti per far fare al Paese il salto di qualità che tutti noi vogliamo.
Non facciamo che le pagine “manzoniane” dei Promessi Sposi possano sembrare cronaca di oggi, come se centinaia di anni siano passati invano.
Noi, nel nostro piccolissimo, siamo Rappresentanti dei Lavoratori e, quindi, rappresentiamo le istanze dei colleghi, con correttezza ma con fermezza, con serietà, professionalità e spirito di servizio.
A ciascuno il suo, a ciascuno il proprio compito, a ciascuno le proprie responsabilità, per il rispetto dei doveri prima ancora dei diritti. Dimostriamolo con i fatti.
Per un futuro migliore, come Noi vogliamo e come Noi pretendiamo che sia.
Il Coordinatore Nazionale
Valentino Sempreboni