AGENZIA DELLE ENTRATE
Per un Paese moderno, per la salvaguardia di una strategica Amministrazione, per una valorizzazione concreta di tutti i colleghi in servizio:
Una Politica di servizio, non una politica di mero “cabotaggio”.
Non possiamo sempre sfidare il tabù delle “fatiche di Sisifo” (ovvero lavorare affinché gli sforzi producano comunque risultati e non come Sisifo che non otteneva risultati) ovvero quello di dover scalare “aspre montagne” come Rappresentanti dei lavoratori del fisco, per veder riconosciuto ai colleghi il diritto al “giusto” salario accessorio nonché per vedere correttamente “valorizzati” i percorsi sia negoziati che anche solo “concertati” con l’Agenzia, su tutti i temi di interesse nessuno escluso (dal salario accessorio al sistema di valutazione, dalle figure professionali più “spiccate” alla vera conciliazione vita – lavoro, dal benessere di tutti i lavoratori – anche rispetto agli spazi-uffici – ai percorsi di carriera, da una organizzazione lavorativa al passo con i tempi alle nuove modalità di esercizio dei compiti, l’elenco non è esaustivo).
Ma entriamo nel dettaglio
Come OO.SS. abbiamo dovuto unitariamente riprendere una “Vertenza Fisco”, dopo 30 mesi di pandemia e con una emergenza sanitaria tutt’altro che esaurita, perché le tematiche in “questione”, nel frattempo, hanno manifestato un forte aggravamento, con negative ricadute in capo ai Lavoratori.
Sia da soli, come CONFSAL – UNSA (vedasi, tra l’altro, la nota politica del 16 novembre scorso) che unitariamente alle altre OO.SS. nel corso dell’intera legislatura, ma dovremmo dire da sempre, abbiamo segnalato le fortissime criticità sul versante delle risorse finanziaria da destinare al salario accessorio, sia in termini di “quantum” sia in termini di tempistica di liquidazione, e sulle risorse umane.
Sulle risorse finanziarie ed in particolare sul “quantum”, come oramai è noto, si è definitivamente “spezzato” il legame tra la prestazione “quanto-qualitativa” e la controprestazione (remunerazione).
Questo è il più grave punto di caduta di un modello, quello delle Agenzie Fiscali, abbandonato a sé stesso da una Autorità Politica sicuramente “disattenta” ma probabilmente “scientemente” colpevole.
Una Quota Incentivate di Convenzione tradotta, nei fatti, in una posta storica immutata nel tempo (somma identica sin dalla data di nascita delle Agenzie) ed una ulteriore Quota accessoria (al di là della derivazione normativa, ieri decreto ministeriale cosiddetto “ex comma 165” oggi decreto ministeriale cosiddetto “ex dlgs.157”) oggetto di taglio con il “macete” che, in pratica, non incentivano alcunché.
Basti dire, per concretezza, che in ragione dei “tetti di spesa” stabiliti per legge ed ancora oggi non superabili per l’intero “mondo” del pubblico impiego, oltre 127 milioni di euro pur ricevuti in dotazione dalle disposizioni vigenti non possono essere distribuiti al personale.
La somma non spendibile corrisponde, all’incirca, ad una delle quote incentivanti ricevute.
Pertanto, il salario accessorio dei colleghi in servizio non è in alcun modo collegabile con l’incentivazione, anno per anno, del personale.
Questo è lo stato dell’arte e questo da sempre abbiamo evidenziato con forza e solo in parte recuperato come somma (qualche decina di milioni di euro, circa quaranta, rispetto alla cifra sopra riportata), in ragione degli sforzi sindacali posti in essere.
Ed è successo anche questa volta con l’annualità 2020.
I milioni di euro (circa 8) mancanti per le prestazioni convenzionali extra, in ragione delle ricadute della pandemia sui “ricavi” dell’Agenzia hanno richiesto uno “sforzo” di recupero, altrimenti sarebbero andati a “gonfiare” il montante delle somme mancanti all’appello.
Ci sono voluti tre mesi per consolidare la cosiddetta “costituzione” del Fondo, sempre in presenza di quella consistentissima dotazione (oltre 127 milioni di euro) non spendibile.
Per non parlare, altresì, delle Risorse Umane.
Tutte le “invenzioni” normative e regolamentari predisposte dal legislatore nello scorso quindicennio (blocco del turn over, parziale sblocco dello stesso turn over, facoltà “assunzionali” da utilizzare in termini parziali ovvero totali) non solo non hanno permesso di consolidare un adeguato livello occupazionale nella strategica Agenzia delle Entrate, ma hanno aperto, invece, una “voragine” senza fondo.
Nonostante qualche concorso in itinere, nonostante la possibilità, nel breve e medio termine, di espletare nuovi concorsi, il dato di fatto inconfutabile è:
organico teorico oltre 43 mila dipendenti (funzionari e dirigenti), organico effettivo al 31.12.2021 inferiore a 30 mila unità.
Non è necessaria alcuna altra considerazione.
Questo è il plastico effetto dei “pesantissimi” interventi pensati per l’intera P.A. e delle ricadute dei medesimi sull’Agenzia delle Entrate.
Se poi l’obiettivo politico sotteso era quello di impedire il funzionamento più efficiente e più funzionale della struttura, possiamo dire che l’obiettivo è stato raggiunto.
Il tutto “disconoscendo” la riforma in Agenzia dell’inizio millennio e “schiacciando” tutti gli sforzi posti in essere dalle persone di buona volontà per rimediare ad un disastro annunciato (e da noi chiaramente intravisto nonché denunciato da oltre un quinquennio – vedi riunioni presso il Dipartimento delle Finanze ed incontri politici nelle sedi parlamentari e governative).
Anche su questo tema, le risposte dell’Autorità Politica sono state “blande” se non “inesistenti” (non possiamo certo considerare virtuoso un meccanismo che parzialmente o totalmente cerca di “sostituire” il personale in uscita, quanto la “botta” in termini di riduzione del personale è di tale ampiezza, con le relative pesanti e negative ricadute operative).
Le Agenzie Fiscali avrebbero dovuto essere sottratte ai tagli lineari di risorse finanziarie e umane, come espressione stessa del modello organizzativo applicato, ma questo non è stato fatto. I risultati sono sotto gli occhi di tutti.
Naturalmente la fine “anticipata” della legislatura lascia, come la precedente, tutto immodificato ovvero senza alcun intervento normativo “ri-qualificativo” delle strategiche strutture fiscali, nonostante il “declamato” tema della riforma fiscale (e catastale) che insieme alla riforma della pubblica amministrazione si è dimostrato, ancora una volta, una “araba fenice”.
Risorge dalle sue ceneri ad ogni piè sospinto, nuova legislatura e relative agende governative, e muore sistematicamente di “inedia” per fine corsa.
Che dire: il Paese si qualifica da solo, altro che parlare di evasione ed elusione fiscale, di crescita generale del Sistema, di valorizzazione di percorsi lavorativi, di qualificazione di servizi offerti e quant’altro.
Come Sindacato riteniamo di aver fatto, fino in fondo, la nostra parte e ci impegniamo ancor più a farla, in tutte le sedi ed a tutti i livelli, con serietà, responsabilità e competenza.
Abbiamo denunciato, abbiamo chiesto interventi, abbiamo richiamato Governo e Vertici delle Agenzie.
Ma alla Politica, senza alcun colore, l’attribuzione della totale responsabilità per la gravissima “inerzia”, nonostante tutte le sollecitazioni.
Naturalmente anche sul livello integrativo, ovvero rapporti Sindacato-Agenzia, abbiamo osservato qualche problema per “scarso” raccordo datoriale (centro-periferia) ovvero per mancanza di “cultura” rispetto agli obiettivi che si intendono raggiungere (vedi le situazioni riguardanti la salute ed il benessere dei colleghi in epoca di pandemia, vedi la concreta applicazione del sistema di valutazione, in primis).
In conclusione: La “battaglia” tutoria continua.
Ma per tutti, ma proprio a tutti, una “chiamata” per un serio impegno a cambiare le cose, sotto tutti i punti di vista, nella nuova legislatura e con qualunque autorità governativa.
Buone ferie.
Roma, 5 agosto 2022
Il Coordinatore Nazionale CONFSAL-UNSA AGENZIE FISCALI
Valentino Sempreboni