IL NUOVO CONTRATTO COLLETTIVO NAZIONALE DI LAVORO DELLE FUNZIONI CENTRALI
Alcune fondamentali considerazioni
Premessa
Il rinnovo del C.C.N.L., porta sempre con se un carico, spesso esasperato, di aspettative, obiettivi, riconoscimenti e rivendicazioni che, oggettivamente, risultano ancora più importanti se legati ad oltre otto anni di blocco contrattuale (dal 1.01.2010 ad oggi).
Solo questa considerazione, di per se stessa, porterebbe a guardare al contratto sottoscritto sotto una lente di ingrandimento per la quale sembrerebbero prevalere i mancati obiettivi piuttosto che gli aspetti positivi acquisiti.
Invece, come è noto, solo grazie all’incisiva azione della nostra Federazione CONFSAL-UNSA si è potuto raggiungere il primario obiettivo di un nuovo contratto di lavoro, partendo dall’assunto che si è dovuto ricorrere alla Corte Costituzionale (con una Sentenza del 2015) per rimuovere l’ipotesi di reitero del blocco dei rinnovi contrattuali che, secondo l’opzione più accreditata, si sarebbe realizzata fino al 2021.
Quindi, il rinnovo, è innanzitutto frutto di una battaglia giudiziaria nelle aule dei Tribunali, sfociata presso il Giudice delle Leggi, condotta dalla nostra Federazione, che ha determinato sul piano politico l’accordo tra Governo e Confederazioni del 30 novembre – 1 dicembre 2016, con il quale sono state “gettate” le basi per l’avvio del percorso negoziale che ha prodotto la sottoscrizione del nuovo contratto delle funzioni centrali.
Avremmo voluto di più sul piano economico? Certamente si, così come avremmo voluto portare a casa significativi miglioramenti normativi, soprattutto un nostro specifico contratto di comparto, per tutti quegli aspetti ordinamentali, e non solo, che caratterizzano la nostra attività lavorativa.
Ma le condizioni esterne, normative, economiche e politico-sindacali lo hanno impedito, in particolare le somme destinate agli aumenti contrattuali dei dipendenti pubblici sono “solo” quelle “appostate” in ben tre Leggi di Stabilità (2016-2017-2018), con tutte le note difficoltà del bilancio statale, anche in termini di saldi deficit di spesa che continua a crescere, nonché per i diversi orientamenti politici.
A tale riguardo una modesta considerazione:
la maggioranza politica che ha governato il Paese negli ultimi anni ha dovuto evidenziare formalmente (con esplicite dichiarazioni dei più importanti esponenti) che non ha avuto il consenso ovvero ha perso il consenso della gran parte dei dipendenti pubblici, quanto sopra frutto, evidentemente, di tutto quello che non è stato fatto o è stato fatto male sul piano politico, per riportare il lavoro pubblico nella sua giusta dimensione economica e sociale.
In questa ottica, poco è stato fatto, anche sul versante normativo, per correggere le più “inique” ed “ingiuste” disposizioni che hanno fortemente inciso in questi anni sul rapporto di lavoro, frutto di nuove “spending review” e vecchi “tagli lineari”, per non parlare di un preciso attacco alla funzione dei dipendenti pubblici, condotta da vasti settori della politica e della opinione pubblica, il tutto tradottosi, in concreto, nel principio di ri-pubblicizzazione del rapporto d’impiego ossia quello di una prevalenza della legge rispetto alle regole contrattuali, naturalmente nel suo aspetto peggiore quale l’affievolimento dei diritti, l’abbattimento delle aspettative dei lavoratori e, soprattutto, la pesante contrazione del sistema delle relazioni sindacali.
Per tutto questo, da un lato, toccherà al nuovo Parlamento affrontare con un approccio nuovo ed in termini significativi, l’intera problematica del Lavoro Pubblico, affinché l’Amministrazione Pubblica, e quindi i lavoratori, vengano messi nelle condizioni di rappresentare il reale valore aggiunto del Sistema Paese, mentre dall’altro lato, il rinnovo del CCNL rappresenta solo, ma veramente solo l’avvio di una nuova fase che, nel medio termine, dovrà riportare il lavoratore al centro del rapporto d’impiego, rafforzandone diritti e alimentandone aspettative, in termini di percorsi di carriera e corretta correlazione tra incremento della produttività individuale e collettiva e relativi miglioramenti retributivi, nel rispetto dei principi costituzionali già scritti (compreso la partecipazione dei lavoratori a tutti i livelli decisionali nel “sistema lavoro” e nel “sistema produttivo”) e secondo i migliori assetti evidenziati nei Paesi più avanzati (non è un caso che dove i lavoratori sono al centro del sistema economico, i risultati economico-sociali sono di gran lunga significativamente positivi rispetto a chi, come purtroppo per il nostro Paese, ha inteso rincorrere verso il basso qualità di impiego ed entità dei redditi da lavoro).
Noi, come Federazione autonoma maggiormente rappresentativa, ci saremo senza se e senza ma, lasciando ad altri strumentalizzazioni e demagogie, comprese le tecniche (???) per le quali prima non si condivide il contenuto dell’intesa e poi la si sottoscrive (alla “chetichella”) per non essere esclusi dal sistema relazionale, la “forza” della coerenza (???), ovverossia la cosiddetta efficacia “erga omnes” (gli altri firmano per i benefici ai lavoratori e qualcuno “attacca” i firmatari facendo credere che avrebbe fatto meglio).
IL SINDACATO, QUELLO VERO, E’ UN’ALTRA COSA.
Il Contratto in termini generali
Il nuovo CCNL stabilisce un aumento lineare del 4,5% dello stipendio “tabellare”, ovvero aumenti effettivi tra i 45 ed i 60 € netti al mese, a seconda della posizione economica di ogni dipendente, attestandosi intorno ai 50 € per i livelli di inquadramento dove si concentra la maggioranza del personale; un bonus temporaneo da 21 – 25 € per dieci mesi, pensato con l’obiettivo di sterilizzare l’effetto degli aumenti sul bonus da 80 €; un elenco di materie lasciate alla contrattazione integrativa.
Sono questi i tre risultati pratici dell’accordo sul Contratto nazionale, con l’obiettivo principale di recuperare, almeno in parte, il tempo perduto negli otto anni di blocco, rimandando al futuro le sfide più complicate a partire dalle problematiche ordinamentali.
L’aumento del 4,5%, a dire il vero, non si spiega con l’inflazione del periodo contrattuale.
Nel periodo 2016 – 2018 l’indice cumulato dei prezzi al consumo (l’indicatore IPCA al netto degli energetici – il parametro di riferimento attuale per i contratti) si ferma al 2,5% e, quindi, il rinnovo tenta, nei fatti, di sanare almeno un pezzo del pregresso, antecedente alla Sentenza n. 178/2015 della Consulta.
Gli 85 € previsti come “prezzo politico” dell’intesa Confederazioni – Governo cercano, quindi, di recuperare parzialmente anche altre annualità.
Apprezzabile anche il tentativo di evitare che gli aumenti contrattuali facciano perdere agli interessati una parte del cosiddetto “bonus Renzi”, quale elemento perequativo della retribuzione destinato solo alle categorie collocate nelle fasce più basse della scala parametrale. Infine, sono riconosciuti gli arretrati contrattuali per il biennio 2016 – 2017 che saranno liquidati a febbraio p.v..
L’intesa siglata interviene, inoltre, sulle relazioni sindacali e su molti aspetti normativi (assenze, permessi, congedi, orario di lavoro, banca delle ore, ferie, codici disciplinari, rapporti di lavoro flessibili).
Si sono dovute riscrivere alcune parti del contratto precedente perché superate dalle norme di legge vigenti (!!!) ed in parte non attuali.
Ulteriormente, si è armonizzato in un unico quadro di regole, le discipline di contratti dei diversi comparti di provenienza.
In materia di relazioni sindacali, il nuovo CCNL definisce nuove regole semplificate che valorizzano gli istituti della partecipazione sindacale, nel rispetto dei ruoli di parte datoriale e parte sindacale.
Sono state riviste ed aggiornate le materie attribuite alla contrattazione integrativa, con l’obiettivo di chiarire contenuto e portata. E’ previsto un nuovo Organismo Paritetico, con il compito di instaurare un dialogo costruttivo e collaborativo con le OO.SS..
Sul piano normativo, è stata elaborata una disciplina comune degli istituti del rapporto di lavoro quali l’orario, le ferie, i permessi, in particolare quelli nuovi previsti per l’effettuazione di terapie, visite specialistiche ed esami diagnostici.
Di particolare importanza l’istituto delle ferie solidali che consente ai dipendenti di poter assistere i figli minori con gravi problemi di salute attraverso le ferie cedute da altri lavoratori.
Meritevole di attenzione la tutela per le donne vittime di violenza che, oltre al riconoscimento di appositi congedi retribuiti, potranno avvalersi anche di una speciale aspettativa (ulteriore previsione quella del trasferimento ad altra sede con procedura agevolata e tempi rapidi).
Sono state ampliate le tutele riconosciute in caso di malattie gravi che richiedono terapie salvavita (ad esempio chemio e emodialisi): le condizioni prima previste solo per i giorni di assenza dovute alle terapie si estendono anche ai periodi successivi, per i quali è impossibile tornare al lavoro per gli effetti invalidanti delle stesse terapie.
Il contratto recepisce le nuove disposizioni sulle Unioni civili, con l’estensione delle regole riferite al matrimonio anche a ciascuna delle parti dell’unione.
Aggiornate le tipologie di rapporto di lavoro flessibile, in particolare i contratti a tempo determinato, seguendo gli acclarati principi, anche a livello europeo, di non discriminazione, nonché le recenti modifiche normative.
Estesi ai contratti a tempo determinato alcune tutele in materia di ferie e diritto allo studio.
Previsto un tetto complessivo per i rapporti di lavoro flessibili.
In attuazione della Riforma Madia (!!!) il contratto ha rivisto il codice disciplinare, prevedendo apposite sanzioni in caso di assenze ingiustificate in prossimità delle festività o per assenze collettive.
Alla luce delle ultime modifiche normative è stato individuato un nuovo meccanismo per l’attribuzione degli incentivi economici al personale, che ha l’obiettivo di riconoscere “premi aggiuntivi” a coloro che abbiano ottenuto le valutazioni più elevate.
Infine, il contratto ha creato le basi per promuovere un modello di “welfare contrattuale”, che consente di sostenere e diffondere sistemi analoghi a quelli già presenti nel privato.
E’ prevista la possibilità di riconoscere ai dipendenti prestazioni integrative quali aiuti economici e sussidi alle famiglie più bisognose, supporto all’istruzione e promozione del merito dei figli (come le borse di studio), contributi a favore di attività culturali, ricreative e con finalità sociale, prestiti a favore di dipendenti in difficoltà ad accedere ai normali canali del credito, che devono affrontare spese non differibili, polizze sanitarie integrative delle prestazioni erogate dal servizio sanitario nazionale.
Questo, in estrema sintesi, il nuovo CCNL per il Personale del Comparto delle Funzioni Centrali, con i suoi punti di forza e di debolezza, rimandando a tutti gli opportuni approfondimenti della nostra Federazione.
Come evidenziato in premessa, un punto di ripartenza (il prossimo rinnovo decorre dall’1.01.2019, l’anno prossimo!) affinché, soprattutto con il necessario supporto del nuovo Legislatore, ed in espressione di una diversa attenzione al mondo del lavoro in generale, ed al lavoro pubblico in particolare, si possa riprendere un cammino nel quale il lavoratore sia effettivamente al centro del sistema economico e sociale.
I principi sono già statuiti nella nostra Carta Costituzionale, ma gli stessi vanno opportunamente declinati, in un nuovo coerente quadro di regole moderne e nella ottica della massima valorizzazione del fattore lavoro.
Per fare questo e seguendo gli orientamenti delle più moderne democrazie del pianeta, deve essere rafforzato il tasso di coesione dei lavoratori e deve, quindi, elevarsi la capacità delle rappresentanze di tutela dei lavoratori stessi.
La stagione dalla quale si esce e che ci auguriamo sia finalmente alle spalle, ha visto sconfitto il lavoro ed i lavoratori, rispetto alla finanza ed al capitale in generale.
Proprio questa sconfitta, o questo “sbilancio” che dir si voglia, ha determinato la più grave crisi economica di tutti i tempi e tutti i suoi nefasti effetti.
Oggi, tocca a noi essere padroni del nostro destino.
Andare in ordine “sparso” ed abbandonare i sistemi di rappresentanza degli interessi sono l’anticamera della fine della democrazia e portano il Paese verso un irreversibile declino, emarginando per i prossimi decenni tutti quanti noi, con i nostri sogni e le nostre aspettative.
Contrasteremo con forza tutto ciò, non essendo il frutto di condizioni naturali bensì specifica volontà di “pezzi” importanti ma assolutamente minoritari della nostra società.
Affettuosi saluti
IL COORDINATORE NAZIONALE
PER LE AGENZIE FISCALI
CONFSAL-UNSA
Valentino Sempreboni
SOLO PER RIEPILOGO
- Volevamo un nostro specifico contratto, ma così non è stato, per colpa della politica e di ampi settori sindacali (che ora negano anzi si richiamano alla specificità);
- Volevamo maggiori incrementi retributivi, ma gli stanziamenti sono stati fortemente limitati per effetto della crisi economica e dei pessimi conti statali. Questo ha impedito un “concreto” salto economico;
- Siamo riusciti a “smussare” gli aspetti negativi più pesanti delle previgenti disposizioni normative, in particolare il penalizzante meccanismo “per griglie” del salario accessorio che prevedeva, addirittura, la mancata attribuzione per una quota significativa di colleghi;
- Ulteriormente, il “focus” della valutazione passa sulla struttura piuttosto che nell’aspetto individuale, perché la valutazione non può che riguardare solo figure di coordinamento e direzione (dirigenziali e non dirigenziali);
- Abbiamo corretto alcune “storture” su aspetti specifici, visite mediche e terapie salvavita tra l’altro, magari solo parzialmente ma, comunque, migliorative delle “regole” contrattuali (che hanno sempre un costo economico che deve essere considerato nella valutazione globale dell’operazione di rinnovo);
- Il CCNL è ripartito con il triennio 2016-2018, quindi già con decorrenza 1.01.2019 si dovrà lavorare per un nuovo rinnovo.
Non è poco, non è niente, ma è solo un inizio, con una specifica sottolineatura: nulla è più come prima, dobbiamo combattere per riconquistare e rafforzare il potere negoziale e per farlo nulla deve essere lasciato al caso, bensì deve essere il frutto di una attenta e puntuale azione tutoria, espressione della più ampia partecipazione possibile dei colleghi rappresentati.