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UN’AGENZIA DELLE ENTRATE SENZA ATTRIBUTI NEGA BUONI PASTO E RIMBORSI AI LAVORATORI
E meno male che abbiamo firmato l’accordo del 17 settembre che ci ha permesso di evitare le fughe in avanti dei dirigenti di turno
Aspettavamo una risposta dell’Agenzia delle Entrate su buoni pasto e rimborsi per le spese ai lavoratori. Oggi la risposta è arrivata ed è negativa. L’Agenzia, come ha ripetutamente fatto in questi mesi, ha tentato e tenta ancora di prendere tempo anziché di usare un po’ dell’autonomia che le norme le assegnano e per la quale queste Organizzazioni Sindacali si sono battute alla nascita delle Agenzie Fiscali.
È inutile scrivere che non sono contrari a darci ciò che i lavoratori hanno meritato per il lavoro svolto e poi non erogare nulla. I tempi del Sor Tentenna sono finiti. Dispiace che, evidentemente, i vertici dell’Agenzia non abbiano il polso della situazione e non comprendano lo scontento dei lavoratori che hanno perso ogni mese 140 euro di buoni pasto e hanno dovuto usare le loro utenze e i loro strumenti informatici permettendo un risparmio milionario all’Agenzia.
Il nostro intento, dichiarato, era quello di terminare la “telenovela”. Abbiamo fatto tutto ciò che era nelle nostre possibilità per mettere l’amministrazione nelle condizioni di darci una risposta positiva: l’Agenzia ci ha detto che il problema erano i veti della Funzione Pubblica e noi abbiamo procurato e inviato la direttiva con la quale la Funzione Pubblica stessa paga ogni giorno a tutti i suoi funzionari il buono pasto; ci hanno detto che temevano di essere chiamati a rispondere di danno erariale e noi abbiamo mandato loro il parere della Corte dei Conti che chiarisce di non essere competente in materia di buoni pasto trattandosi di materia squisitamente contrattuale.
Abbiamo anche pazientato, come riteniamo sia giusto fare, per permettere al direttore dell’Agenzia di appianare eventuali diversità di vedute con il Ministero dell’Economia e delle Finanze. Oggi però possiamo solo concludere che o il direttore tiene più ai suoi rapporti politici che ai suoi lavoratori oppure che ci troviamo di fronte ad una riedizione delle affermazioni di Don Abbondio e cioè che il coraggio se uno non ce l’ha non se lo può dare. Entrambe queste ipotesi sono egualmente disperanti per i lavoratori che vogliono dei vertici che abbiano il coraggio di mettersi in gioco per il bene della struttura.
Abbiamo detto in maniera chiara all’Agenzia che la scelta fatta oggi non sarà priva di conseguenze. Il momento è così delicato che non vogliamo prendere decisioni sull’onda dell’indignazione che oggi proviamo, ma nelle prossime ore la reazione ci sarà e sarà seria. Noi non faremo inutili raccolte di firme che non tolgono e non aggiungono nulla e non spaventano nessuno.
Dichiareremo anzi, rinnoveremo, la dichiarazione di stato di agitazione e indiremo iniziative sui territori, auspicando che su queste basi si possa ritrovare anche l’unità sindacale.
Ciononostante le scriventi Organizzazioni Sindacali rivendicano, con molta forza, la firma dell’accordo del 17 settembre. Prima di tutto perché senza di esso staremmo ancora aspettando una risposta (e forse è quello che qualcuno sperava quando ha tentato di mandare a monte tutto). Abbiamo preteso un termine, lo abbiamo avuto e ora ci attrezziamo a contrastare la decisione presa.
Ma la vera ragione per la quale rivendichiamo la bontà della firma di quell’accordo è in ciò che abbiamo visto in questi giorni a livello periferico: richieste incredibili ai lavoratori non solo da parte di singoli direttori provinciali ma persino di direttori regionali, che hanno tentato e tentano in tutti i modi di applicare “soluzioni” unilaterali, autoreferenziali e autoritarie – le ultime regioni in ordine di tempo sono il Lazio e l’Emilia-Romagna. Solo grazie all’accordo nazionale, con i numerosi “paletti” posti contro i tentativi di fughe in avanti, siamo riusciti ad opporci ad una situazione che diversamente vedrebbe sul terreno “morti e feriti”.
Anche qui ci chiediamo quanta autorevolezza e, perché no, autorità abbia nei confronti della propria dirigenza (sempre le stesse persone) il direttore dell’Agenzia, che ci pare abbia perso, oltre al polso della situazione negli uffici, anche il controllo della macchina amministrativa. Ma questi sono problemi suoi, che saranno amplificati dalla situazione in cui si è cacciato da solo.
Quello che conta è che noi continueremo, proprio grazie all’accordo firmato, a bloccare le iniziative di chi pensa che i lavoratori abbiano la stessa importanza delle sedie e dei computer, anzi minore giacché alle sedie e ai computer non si chiede di addossarsi le spese dell’Agenzia.
Non basta scrivere sulla intranet che “la forza di un’organizzazione matura sta nella capacità di mettere al centro una risorsa preziosa: le persone”. Bisogna avere la capacità di essere conseguenti con i fatti, altrimenti sono solo chiacchiere e se le porta il vento. In passato abbiamo avuto direttori che sono stati in grado di mettere a rischio il proprio incarico per difendere i lavoratori.
Aspettiamo che questo vertice provi almeno a pretendere per il suo personale il rispetto che merita. Diversamente saremo noi a prenderci la scena e a guadagnarcelo. Lo abbiamo già fatto, siamo pronti a rifarlo!
Roma, 30 settembre 2020
CISL FP
Uil Pa
CONFSAL UNSA
FLP
Silveri
Cavallaro
Sempreboni
Patricelli