ADM – Quale futuro per le Dogane?

1 Settembre 2023

ADM

QUALE FUTURO PER LE DOGANE? CON LO SGUARDO PROIETTATO VERSO IL 2040, QUALE MODELLO È PREFERIBILE PER LA DOGANA ITALIANA?

La recente riorganizzazione delle strutture centrali di ADM e quella, tutt’ora in fieri, delle strutture territoriali e degli uffici possono già essere studiate in funzione dei nuovi modelli proposti a livello europeo?

L’interrogativo è di tutta attualità alla luce del fatto che la proposta di emanare un nuovo codice doganale europeo, recentemente presentata dalla Commissione al Parlamento europeo ed al Consiglio, ed in particolare le disposizioni finali del titolo XV, includono un calendario in base al quale l’autorità doganale dell’UE sarà gradualmente istituita e dovrebbe assumere i suoi compiti a partire dal 2028.

La scelta riformatrice delle istituzioni unionali è marcatamente orientata all’accentramento di alcune funzioni ed attività a livello europeo.

Elementi distintivi saranno, appunto, la creazione di un’unica Autorità doganale e di un hub unico a livello europeo per la raccolta e la gestione dei dati.

Le criticità, a cui la scelta di questo modello mira a dare delle risposte efficaci, stanno principalmente nel fatto che, a fronte di una legislazione doganale unica, contenuta principalmente nel CDU, l’applicazione si è presentata frammentaria e disarmonica, sia per la mancanza di una unica governance, sia per la non uniforme gestione del dato, soprattutto in materia di analisi del rischio.

Da qui, le distorsioni dei traffici verso quei Paesi a “maglie larghe” o con sistemi sanzionatori più miti, tutto a vantaggio degli operatori infedeli ed a svantaggio di quelli compliance e soprattutto del bilancio dell’Unione.

A tutto ciò si è aggiunto il rodaggio, non sempre breve, di uniformi sistemi informativi e la loro, a volte scarsa, interoperabilità con altri sistemi gestiti da autorità pubbliche o attori privati.

Il polo di dati doganali dell’UE sarà sviluppato gradualmente, a partire dal nuovo approccio per il commercio elettronico che è stato il settore che ha presentato maggiori criticità, soprattutto per la gestione delle dichiarazioni di valore non superiore ai 150 euro e pertanto esenti dai dazi che hanno costituito una percentuale importante del totale delle operazioni.

Nel progetto in esame, gli operatori potranno iniziare a utilizzare l’hub dei dati doganali dell’UE a partire dal gennaio 2032 e sarebbero obbligati a farlo entro il 2037, quando sarà pienamente operativo.

A prima   vista potrebbe apparire un orizzonte temporale che consente scelte, medio tempore, libere dal punto di vista organizzativo; ma a ben vedere così non è.

Facciamo alcuni esempi.

La gestione dell’analisi del rischio accentrata a livello europeo comporterà la necessità di avere una struttura centrale delle autorità doganali nazionali organizzata in senso dinamico per dialogare quotidianamente con il polo centrale europeo, che sarà competente ad emettere raccomandazioni di controllo, e con le strutture territoriali. Queste ultime, a loro volta, dovranno essere perfettamente a conoscenza delle realtà operative ricadenti nella loro competenza, per orientare gli uffici verso controlli mirati, tenuto anche conto che gli stessi saranno sempre più diretti nei confronti dei soggetti e non delle singole o di gruppi di operazioni doganali.

Analogamente, la scelta potrebbe essere di avere, già a livello di direzione territoriale, dei nuclei appositi che si muovono autonomamente o a supporto dei nuclei verifiche incardinati presso gli uffici.

Altro esempio può essere dato dal diverso assetto organizzativo immaginabile a seconda che  l’operatività dell’ufficio sia legata ad importazioni, esportazioni o transiti.

Il meccanismo del nuovo codice, infatti, sposta l’asse del luogo di sdoganamento da quello dello sbarco delle merci a quello della sede dell’operatore, soprattutto in ordine ai controlli ed alla contabilizzazione delle risorse proprie. Ecco allora che, i così detti uffici interni e soprattutto quelli competenti su bacini industriali medio-grandi, andranno potenziati, sia in termini di risorse umane che di mezzi da destinare alle verifiche.

Nel mentre, gli uffici tradizionalmente legati alle operazioni di sdoganamento – soprattutto quelli portuali – vedranno decrescere la loro operatività a fronte di un prevedile aumento delle operazioni in regime di transito che, come noto, porta ad altre esigenze in termini di orari di apertura degli uffici e di aliquote di personale da destinare ai relativi turni di servizio.

Od ancora, i modelli organizzativi orientati verso la gestione a mezzo di single windows saranno di gran lunga preferiti, soprattutto in tema di concessione e gestione delle autorizzazioni, a strutture parcellizzate atte a seguire solo una parte del processo.

Sono solo alcuni fra i molti esempi che potrebbero trarsi dal quadro che si prospetta sulla base del progetto del nuovo codice doganale.

E se è vero, come è vero, che le decisioni attuali della Commissione, volte ad orientare le decisioni del Parlamento e del Consiglio potrebbero subire modifiche, anche importanti, ad esito delle prossime elezioni europee, è altrettanto vero, oltre che razionale, prendere atto che alcuni processi di evoluzione normativa paiono muoversi in un senso difficilmente reversibile, tenuto conto degli scenari dati dall’evoluzione del commercio internazionale e dalle regole dettate in sede WTO.

Come organizzazione sindacale attenta, da sempre, ad anticipare quelle che possono essere le ricadute sul personale dei nuovi scenari normativi, confermiamo il nostro impegno a confrontarci con l’Amministrazione doganale italiana, oltre che in ambito UFE con le istituzioni unionali, affinché il personale doganale possa essere sempre più protagonista consapevole del proprio futuro.

 (Il Vice-Coordinatore Nazionale – Fici)

Roma, 31 agosto 2023

IL COORDINATORE NAZIONALE

Valentino Sempreboni

ADM Quale Futuro 310823
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