Pubblicato il: 04/10/2025
La notizia ha spiazzato molti: Evelina Sgarbi ha depositato un'istanza al giudice tutelare per la nomina di un amministratore di sostegno per il padre Vittorio, sostenendo che il celebre critico d'arte non sia più in grado di seguire autonomamente i propri interessi. Una mossa che ha colto di sorpresa non solo il diretto interessato, ma anche l'opinione pubblica. Il critico è stato recentemente ricoverato al Policlinico Gemelli, attraversando un periodo difficile legato alla depressione, ma da qui a ritenerlo incapace di gestire la propria vita il passo sembrerebbe lungo.
La questione diventa ancora più intricata quando si considera il tempismo della richiesta. Pochi giorni dopo l'istanza presentata dalla figlia, Vittorio Sgarbi ha annunciato pubblicamente l'intenzione di sposare Sabrina Colle, la compagna che lo ha sostenuto durante il complicato periodo della depressione. Non è difficile immaginare come questo annuncio possa aver fatto scattare un campanello d'allarme in famiglia. Un matrimonio significa infatti una profonda riorganizzazione degli assetti patrimoniali ed ereditari, con conseguenze dirette per i figli già nati.
La reazione di Sgarbi non si è fatta attendere: il critico ha definito la figlia "esosa" e ha respinto con fermezza la richiesta di amministrazione di sostegno, dichiarandosi offeso dall'iniziativa. Una frattura familiare evidente, che trascende i rapporti personali per entrare nel delicato territorio del diritto civile e successorio.
Quando si può davvero nominare un amministratore di sostegno
La figura dell'amministratore di sostegno è disciplinata dagli artt. 404 e seguenti del codice civile, introdotti con la legge n. 6 del 9 gennaio 2004. Si tratta di uno strumento pensato per tutelare quelle persone che – per effetto di un'infermità o di una menomazione fisica o psichica – si trovano nell'impossibilità, anche parziale o temporanea, di provvedere ai propri interessi.
A differenza dell'interdizione, che priva completamente la persona della capacità di agire, l'amministrazione di sostegno è uno strumento più flessibile e meno invasivo. Il giudice tutelare, infatti, determina di volta in volta gli atti che l'amministrato può compiere autonomamente e quelli per cui necessita dell'assistenza o della rappresentanza dell'amministratore. Non si tratta quindi di dichiarare una persona completamente incapace, ma di affiancarle un supporto nelle decisioni più importanti.
La domanda può essere presentata dallo stesso beneficiario, dal coniuge, dalla persona stabilmente convivente, dai parenti entro il quarto grado, dagli affini entro il secondo grado, dal tutore o curatore e dal pubblico ministero. Nel caso di Sgarbi, la figlia Evelina rientra perfettamente tra i soggetti legittimati a proporre l'istanza. Tuttavia, la semplice legittimazione a presentare la richiesta non equivale automaticamente all'accoglimento da parte del giudice.
Quest'ultimo dovrà, infatti, valutare attentamente la reale sussistenza dei presupposti. Non basta un periodo di difficoltà o di malattia temporanea: è necessario dimostrare che la persona non è effettivamente in grado di gestire i propri affari. Il giudice può disporre accertamenti medici, colloqui personali e verifiche sulle condizioni psicofisiche del presunto beneficiario prima di prendere una decisione. Nel caso specifico, Sgarbi ha già dimostrato pubblicamente di essere lucido e combattivo, rendendo probabilmente più complesso l'accoglimento della richiesta.
Matrimonio ed eredità: cosa cambia con le nozze di Sgarbi
Uno degli aspetti più delicati della vicenda riguarda le conseguenze patrimoniali del matrimonio annunciato. Quando una persona si sposa, l'assetto successorio cambia radicalmente, con riflessi diretti sulla quota di eredità che spetterà ai figli. Nel sistema giuridico italiano, infatti, esistono le cosiddette quote di legittima, cioè porzioni di patrimonio che la legge riserva obbligatoriamente a determinati familiari, impedendo al testatore di escluderli completamente.
Secondo il codice civile, in particolare gli artt. 536 e seguenti, il coniuge e i figli sono eredi legittimari. Questo significa che hanno diritto di ricevere una parte minima del patrimonio, indipendentemente dalla volontà espressa nel testamento. La presenza di un coniuge, però, riduce la quota disponibile per i figli.
Facciamo un esempio concreto per comprendere meglio: se Vittorio Sgarbi, prima del matrimonio, avesse deciso di lasciare una determinata quota del suo patrimonio ai figli, dopo le nozze con Sabrina Colle le proporzioni cambieranno. In presenza di coniuge e figli, la legge stabilisce che al coniuge spetti almeno un quarto del patrimonio, mentre ai figli nel loro complesso spetta la metà. La quota rimanente (un quarto) resta invece disponibile, cioè può essere destinata liberamente dal testatore a chiunque desideri.
In termini pratici, ciascuno dei tre figli di Sgarbi vedrebbe ridursi la propria quota ereditaria in seguito al matrimonio del padre. Prima delle nozze, in assenza di testamento, i tre figli avrebbero ereditato tutto in parti uguali. Dopo il matrimonio, invece, dovranno dividere la loro porzione con il coniuge superstite, Sabrina Colle, che avrà diritto almeno a un quarto dell'intero patrimonio.
C'è poi un ulteriore aspetto da considerare: anche in presenza di limitazioni cognitive o di un amministratore di sostegno, il testamento deve sempre rispettare le quote di legittima previste per il coniuge, i figli o altri eredi legittimari. Nessuno può essere escluso oltre i limiti consentiti dalla legge. Tuttavia, le disposizioni testamentarie potrebbero essere contestate dagli eredi, se ritenessero che siano state fatte in un momento in cui il testatore non era pienamente capace di intendere e volere.
Le vere ragioni dietro la richiesta: patrimonio o preoccupazione?
A questo punto, la domanda sorge spontanea: la richiesta di amministratore di sostegno è motivata da una genuina preoccupazione per le condizioni di salute di Vittorio Sgarbi, oppure nasconde timori legati alla gestione del patrimonio e alla futura divisione ereditaria? La risposta, probabilmente, non è così netta come potrebbe sembrare.
Da un lato, Evelina Sgarbi ha dichiarato – attraverso il suo avvocato – che si tratta di "una salvifica richiesta di aiuto rivolta al magistrato perché nomini una persona che supporti il padre e si prenda cura di lui". Le preoccupazioni della figlia potrebbero essere sincere, considerando il recente ricovero ospedaliero e il periodo di depressione attraversato dal padre. Vedere un genitore in difficoltà può spingere a cercare forme di tutela legale, anche se l'interessato non ne condivide la necessità.
Dall'altro lato, il tempismo dell'istanza – presentata poco prima dell'annuncio del matrimonio – solleva inevitabili interrogativi. Se Sgarbi dovesse sposarsi prima della nomina di un eventuale amministratore di sostegno, il matrimonio sarebbe valido e pro durrebbe tutti i suoi effetti giuridici, inclusi quelli successori. Al contrario, se venisse nominato un amministratore con poteri estesi anche sulla sfera personale, il matrimonio potrebbe richiedere l'autorizzazione del giudice tutelare, rendendo più complesso il percorso verso le nozze.
Va inoltre considerato che un amministratore di sostegno avrebbe il potere di vigilare sulle decisioni patrimoniali di Sgarbi, incluse eventuali donazioni, vendite di beni o altre operazioni che potrebbero ridurre il patrimonio destinato all'eredità. In altre parole, la nomina di un amministratore potrebbe fungere da "freno" rispetto a scelte economiche che la famiglia ritiene poco opportune.
Il critico d'arte, dal canto suo, ha respinto ogni ipotesi di incapacità e ha ribadito la sua volontà di sposarsi. Ha definito Sabrina Colle la sua "medicina" dopo la depressione, sottolineando il ruolo fondamentale che la compagna ha avuto nella sua rinascita personale. Questa battaglia legale rischia, quindi, di trasformarsi in uno scontro frontale tra la volontà del padre di costruire un nuovo progetto di vita e i timori della figlia riguardo alle conseguenze patrimoniali di questa scelta.
La questione verrà ora affidata al giudice tutelare, che dovrà valutare con attenzione tutti gli elementi in gioco. Dovrà verificare se effettivamente sussistono i presupposti per la nomina di un amministratore di sostegno, oppure se si tratta di un tentativo di limitare la libertà personale di Sgarbi senza reali motivazioni mediche. Nel frattempo, la vicenda continua a tenere banco sui giornali, offrendo uno spaccato emblematico di come questioni familiari private possano intrecciarsi con complesse dinamiche giuridiche ed ereditarie.
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