CONFERENZA DEI QUADRI SINDACALI UNSA
INTERVENTO DEL COORDINATORE GENERALE AGENZIE FISCALI
ISCHIA (NA) 17 – 19 ottobre 2025
Richiamo integralmente i miei interventi degli ultimi due anni perché sostanzialmente attuali.
Segretario, Colleghe e Colleghi, Amici
Nel quadro generale di riferimento
MANOVRA DI BILANCIO
il Governo, come già precedentemente espresso, si muove su un “sentiero” strettissimo e difensivo per le oggettive condizioni del Bilancio pubblico, con specifico riferimento ai “parametri” di rientro dal deficit strutturale.
Il percorso di risanamento dei conti pubblici in cinque anni (intera legislatura europea) dovrebbe portare il deficit a 1,8% del PIL, con una crescita dell’avanzo primario (risparmio pubblico al netto degli interessi) fino a 80 miliardi € (nel 2029) e con una riduzione di almeno tre volte l’aumento della spesa primaria rispetto al passato.
L’entità della manovra 2026 non supererà i 18,7 miliardi di euro.
In questo quadro sembrano non esserci spazi per la detassazione degli aumenti dei contratti nazionali, né tantomeno per “tredicesime”, e le uniche misure andranno, probabilmente, nella direzione del rafforzamento della contrattazione di secondo livello (integrativa), magari con un primo segnale di ”detassazione”, ovvero su “fringe benefit” (forse un aumento del valore del buono pasto) e welfare aziendale.
Il Governo, dopo gli interventi strutturali sul “taglio” del cuneo contributivo fino a 40 mila euro, intende procedere nel percorso di “meno tasse ai ceti medi e più salari” (al momento, purtroppo, solo uno slogan).
Il regime di bassi salari, la “stasi” dei consumi, un carrello della spesa che corre più del doppio dell’indice generale dell’inflazione, le famiglie che preferiscono risparmiare piuttosto che spendere, i giovani che se ne vanno all’estero perché le nostre “paghe” sono troppo basse, questo è il quadro negativo nel quale ci si muove.
Tutti problemi che non si possono certo affrontare in una sola Legge di Bilancio, né certamente con una tornata di rinnovo contrattuale, ma il raffreddamento delle tensioni sociali richiede la combinazione di più interventi tra dimensione pubblica e privata.
Da un lato, l’abbattimento dell’aliquota Irpef e dall’altro lato, la sollecitazione di un contributo alle banche (stimato nell’ordine di circa 4,5 miliardi di euro per il 2026 e probabilmente per complessivi 10 miliardi nel triennio – in corso un discreto “pressing”) e la spinta agli industriali per l’aumento delle “paghe”.
Trattasi di un combinato ambizioso per “attenzionare” al meglio le problematiche interne.
Completerebbero la manovra (documento presentato al Consiglio dei Ministri del 14 ottobre scorso), due miliardi di euro per favorire l’adeguamento salariale al costo della vita (stanziamento 2026), tre miliardi e mezzo per la famiglia ed il contrasto alla povertà, la revisione della disciplina per il calcolo dell’Isee (intervento sul valore della casa e sulle scale di equivalenza), rifinanziamenti per la sanità per interventi già previsti l’anno scorso dalla legge di bilancio ed interventi finalizzati al sostegno delle imprese e per favorire gli investimenti in beni materiali (il cosiddetto “superammortamento” per 4 miliardi).
La priorità, pertanto, sembra quella di modificare le aliquote IRPEF per circa 13 milioni di contribuenti, con un reddito tra i 28mila euro e 50mila annui attraverso la riduzione dell’aliquota dal 35% al 33,0%, con la possibilità futura di intervento fino ai redditi di 60 mila annui (al momento con molti dubbi).
Sull’effetto concreto di questa modifica le valutazioni sono di alcuni euro per le fasce più basse e qualche decina di euro per le altre (qualche analisi tecnica individua anche in 120 € al mese per le fasce di reddito più alte e da qui la rimodulazione per ridurre l’impatto), mentre il costo globale della misura è stimato in circa 9 miliardi di euro nel triennio 26/29 (sembrerebbe, quindi, una misura compatibile con il percorso di rigore delineato).
Chiarissima, invece, l’attenzione politica all’allargamento della base politica di riferimento, con l’appoggio di alcuni importanti corpi intermedi (anche sindacale).
Diciamo subito che l’intervento strutturale sull’IRPEF è un approccio corretto e compatto, diversamente dai “bonus” e dalle “medagliette” a favore di gruppi specifici, pur in un contesto nel quale la crescita del PIL è “bassissima” ed i consumi piatti.
Ma una importante ricerca tecnico-economica evidenzia che l’inflazione negli ultimi anni ha determinato un aggiustamento fiscale di circa 50 miliardi di euro, con la metà dovuta al “fiscal drag” perché, come è noto, l’inflazione fa salire le basi imponibili.
Quindi se è corretto che il Governo cerchi di restituire al ceto medio una frazione dell’aggiustamento, sarebbe più giusto indicizzare le aliquote per evitare il “rumore” di tagliare le tasse mentre lo Stato aumenta il prelievo grazie proprio al “fiscal drag”.
Per altro, diversi esperti ritengono che non si possa più intervenire sul cuneo fiscale e che si debba sciogliere il “nodo” dei salari.
Vi sarebbe, quindi, la necessità di riformare le relazioni industriali, con lo spostamento dei “pesi” sulla contrattazione aziendale, al fine di intercettare e consentire gli incrementi di produttività, ma il progetto dovrebbe essere ancora più ampio comprendendo salario minimo, politiche attive del lavoro, mobilità della forza lavoro verso aziende a maggiore produttività (tra l’altro quelle tecnologicamente più avanzate).
Tutte azioni che, concretamente, mancano da decenni.
Il superamento del lavoro “povero” avrebbe un immediato effetto sui consumi, così come avrebbero lo stesso effetto misure di detassazione su salari accessori e “tredicesime”, nonché concreti sostegni alle famiglie (ad esempio con il Piano Casa).
Effetti benefici deriverebbero, altresì, da interventi “massicci” sull’allargamento delle basi imponibili e sulla lotta all’evasione fiscale (livello di evasione che comunque si è ridotto negli ultimi anni), dal concordato preventivo biennale all’ulteriore sforbiciata delle “tax expenditures”, nella consapevolezza che il debito pubblico ha superato i 3.000 miliardi € .
Chiarissima la necessità di aumentare la base occupazionale stabile, soprattutto giovanile e femminile, nonché l’aumento della produttività del fattore lavoro ed il riequilibro dei rapporti di forza tra il fattore capitale ed il fattore lavoro.
Deve essere affrontata, una volta per tutte, la strategica “questione salariale”, dando “priorità”, in primis, alla continuità dei rinnovi contrattuali (si veda la concreta previsione sulla tornata 2025 / 2027 e 2028 / 2030 per il pubblico impiego).
Deve, quindi, essere esercitata tutta l’azione della Confederazione per avviare questo “virtuoso” percorso rivolto ad innalzare significativamente le retribuzioni in generali e quelle del pubblico impiego in particolare.
Come già sottolineato, inflazione, bassa produttività, modelli contrattuali ed organizzativi “vetusti”, salvaguardia “forzata” di settori produttivi “maturi” a scapito della frontiera tecnologica e ad alto valore aggiunto e “scellerate” scelte di impresa su alcuni settori qualificati (automotive, informatica, telecomunicazioni e meccanica di precisione su tutti) hanno contribuito al risultato negativo: “barattare” la competitività con il salario “compresso” ed il lavoro “povero” è stata una tragica scelta.
È evidente che il Governo e le Parti Sociali devono “attivare” un tavolo permanente per affrontare questo drammatico problema che, tra l’altro, deprime fortemente la domanda interna ed impedisce, in concreto, la significativa crescita del Prodotto Interno Lordo.
Importante una riforma concreta dell’Amministrazione Pubblica che, come contraltare, deve determinare la rimozione dei “vincoli” normativi che hanno impedito la crescita del salario accessorio in tutti i settori del pubblico impiego e nello specifico nelle Agenzie Fiscali, ripristinando il vincolo di correlazione tra salario accessorio ed obiettivi incentivanti.
È assolutamente necessario, quindi, una riforma del meccanismo degli incentivi (con relativo supporto fiscale) e probabilmente una diversa architettura contrattuale.
Ma si deve ribadire, con forza, che le Agenzie Fiscali avevano avviato da tempo, con la riforma in “modello Agenzie” ovvero l’adozione dello strumento “Principal” / “Agent”, questo importante percorso virtuoso, percorso inesorabilmente “intaccato” e diremmo “bloccato” dal generale quadro normativo e dagli orientamenti amministrativi (quindi scelte politiche).
CONTRIBUTO DELLA RIFORMA FISCALE
Uno dei contributi al progetto di crescita del Paese deve necessariamente arrivare dalla “Riforma fiscale”, avviata con l’attuazione della Legge delega n. 111 del 2023.
Le azioni intraprese sono propedeutiche alla realizzazione degli obiettivi fissati per i prossimi anni in diversi ambiti ovvero:
- riduzione della propensione all’evasione ed incremento della “compliance” volontaria;
- riduzione dei tempi medi di rimborso dell’IVA;
- riordino e razionalizzazione delle detrazioni;
- riduzione del cuneo fiscale sul lavoro;
- aggiornamento registro catastale.
I principali interventi legislativi adottati (al momento pubblicati n.17 decreti legislativi) mirano a migliorare la “compliance”, “snellire” le procedure amministrative e fornire un “ambiente” fiscale più “sostenibile” per i cittadini, le imprese ed il terzo settore (anche questo fondamentale).
I decreti adottati provvedono ad integrare, correggere e perfezionare la legislazione esistente finalizzati alla disciplina dell’IRPEF, al sistema del Concordato Preventivo Biennale, all’attuazione di un regime fiscale agevolato per gli enti del terzo settore non commerciali (per le attività svolte con modalità commerciali).
Progressi nelle diverse aree di intervento come le condizioni soggettive ed oggettive per l’accesso alla misura di agevolazione IRES premiale, la definizione delle disposizioni applicative in materia di regime opzionale di adozione del sistema di controllo del rischio fiscale per poter accedere al rinnovato regime di “cooperative compliance”.
È stato consolidato il raggiungimento degli obiettivi di riordino, razionalizzazione e semplificazione delle norme del sistema tributario mediante l’adozione del Testo Unico in materia di imposta di registro ed altri tributi indiretti. Adottati anche altri Testi Unici.
Importanti progressi anche per l’obiettivo di razionalizzazione delle “detrazioni” fiscali e nell’ambito della progressiva riduzione dei sussidi ambientali dannosi.
Invece, per l’allineamento dei valori catastali per le unità immobiliari sottoposti ad interventi di efficienza energetica e di miglioramento strutturale finanziati con fondi pubblici (in parte o del tutto) è in corso, altresì, una operazione di invito alla “compliance”.
Inoltre, nella Relazione della “Commissione tecnica per il riordino della riscossione” sono state fatte talune proposte volte a migliorare l’efficacia della riscossione pubblica.
Il progetto “Riforma Fiscale”, quindi, è in fase di completamento (con proroga al 2026), dal punto di vista delle disposizioni normative in attuazione, mentre deve ribadirsi l’obiettivo del progetto medesimo ovvero quello di semplificare e riequilibrare il rapporto fisco – contribuenti, mentre sotteso a questo ci sarebbe un possibile allargamento del monte imponibile, anche con lo “sfoltimento” e razionalizzazione delle “tax expenditures” – agevolazioni fiscali (oltre 650 misure approvate nel tempo con un carico superiore ai 150 miliardi di euro) e la possibilità di abbassare il complessivo carico fiscale (attraverso una ulteriore futura riduzione delle aliquote).
Naturalmente fondamentale è la lotta all’evasione fiscale, di cui alla virtuosa ed instancabile azione posta in essere dalle Agenzie Fiscali (ancora in aumento i dati del recupero di evasione per il 2024 nonché gli incassi erariali).
Questo è il contributo che il “FISCO” può “apportare” al progetto di crescita del Paese, “alleviando” il carico fiscale e contributivo in capo ai lavoratori e, nel contempo, estendendo la platea ed abbassando la contribuzione per tutti i cittadini.
I risultati che si manifesteranno saranno chiaramente il frutto della concreta declinazione del progetto di riforma.
AGENZIE FISCALI
In ragione di quanto espresso, ribadiamo la necessità che debbano essere “apportate” tutte le misure, normative e regolamentari, a salvaguardia ed ulteriore valorizzazione del modello Agenzie Fiscali, prevedendo “apposite” deroghe a disposizioni di carattere generale, a valorizzazione della specificità delle funzioni, in un quadro coordinato di intervento.
IN MATERIA DI “QUARTA AREA”
Segnaliamo, comunque, una debolezza delle disposizioni contrattuali in materia di “Area delle Elevate Responsabilità”.
Sono necessari appositi finanziamenti per la creazione nelle diverse Amministrazioni dell’area contrattuale nonché è necessario un chiarimento specifico per le Agenzie Fiscali circa il rapporto tra la stessa Area e la figura delle POER (create con apposita legge speciale).
È necessaria, secondo noi, una “norma di raccordo” (POER – Elevate Professionalità), altrimenti dobbiamo pensare che l’inserimento contrattuale di questa figura aveva solo l’intenzione di attrarre risorse umane dall’esterno anziché valorizzare al meglio le risorse interne a disposizione delle diverse Amministrazioni, di fatto un evidente e chiaro “flop”.
RISULTATI RAGGIUNTI NELLE AGENZIE FISCALI
Alcuni importanti risultati sono stati raggiunti anche in questo anno in entrambe le Agenzie Fiscali.
Innanzitutto, richiamo le operazioni assunzionali che pur parziali, “alleviano” significativamente la criticità sulle risorse umane.
Abbiamo, altresì, chiesto l’ulteriore “implementazione” dei piani straordinari assunzionali (quindi oltre il turn over) affinché sia ADM che AdE possano innalzare quantitativamente e qualitativamente il livello delle risorse umane, per qualificare ancor più le azioni amministrative poste in essere, anche in ragione dei progetti riformistici in atto.
Quanto sopra è stato fatto in termini formali e informali, in sede Sindacale (sui Direttori delle Agenzie) ed in sede Governativa (presso il Vice Ministro Leo). Sembra esserci una ampia presa d’atto, vedremo la declinazione (ad esempio l’innalzamento dei numeri in ADM, di cui alla recente richiesta).
Abbiamo acquisito significative risorse salariali accessorie, al momento, non strutturali, per le annualità dal 2023 al 2026 che, in concreto, riducono la sofferenza sul versante del cosiddetto “doppio taglio”, mentre siamo in attesa dell’intervento “strutturale” sul meccanismo di finanziamento e quindi di riparto degli incentivi (lavori in corso con il Vice Ministro Leo)
Quindi, nella fase transitoria abbiamo ottenuto risorse finanziarie significative (non strutturali), un risultato di non poco conto grazie al “pressing” sul Vice Ministro delle Finanze Leo circa i “montanti accessori”.
È stata, altresì, avviata la “quinta” operazione di passaggio di fascia economica (oggi differenziali stipendiali) dalla nascita delle Agenzie Fiscali, un fondamentale consolidamento in busta paga di risorse assegnate all’incentivazione del personale del Fisco.
Risultati importanti sulle Posizioni Organizzative, per le quali ci siamo battuti con forza, in presenza di criticità sia per AdE che per ADM che abbiamo significativamente rappresentato.
TUTTI RISULTATI ESTREMAMENTE POSITIVI, MA CERTAMENTE NON GARANTITI A PRIORI SENZA UN NOSTRO FORTE IMPEGNO POLITICO E SINDACALE.
Evidente la necessità e l’obbligo di intervenire e valorizzare tutti “i cluster”, sul piano economico e su quello professionale, in ragione dell’importante “apporto” quanto-qualitativo di tutte le colleghe ed i colleghi in servizio.
I Responsabili di settore declineranno nel dettaglio i risultati raggiunti nelle diverse Agenzie.
In questa sede appare opportuno, ancora una volta, ribadire l’impegno, su tutti i fronti, per l’innalzamento quanto-qualitativo del livello delle risorse umane, con un rafforzamento nelle Regioni del Nord (ancora da implementare) ma anche del Sud (prossime assunzioni con maxi concorso tributario), nonché nell’ambito dei progetti incentivanti di Convenzione, con il necessario miglioramento del livello degli obiettivi rispetto alle risorse umane disponibili ed al corrispettivo economico riconosciuto, oltre al complessivo miglioramento del benessere dei lavoratori.
Strategica la “questione” formazione, che deve essere meglio e diversamente orientata (non si tratta semplicemente di ore pro-capite) ed importante è la questione “valutazione” del personale (problematiche/analisi costantemente monitorate), quest’ultimo aspetto oggetto di un prossimo (nuovo) intervento legislativo generale.
Segretario, colleghe e colleghi
continueremo a lavorare, nelle condizioni date, per “portare a casa”, come sempre, i migliori risultati possibili per tutti i funzionari ed i dirigenti in servizio, a tutela sia dei loro diritti sia delle loro “giuste” aspettative.
Roma, 20 ottobre 2025
IL COORDINATORE GENERALE
Valentino Sempreboni