Una Valutazione del Coordinatore Nazionale Agenzie Fiscali
CONVENTION UNSA – RICCIONE, 19-20 e 21 ottobre 2021
RELAZIONE SULL’ECONOMIA NON OSSERVATA ED EVASIONE FISCALE E CONTRIBUTIVA DEL 2021 COLLEGATA ALLA NOTA DI AGGIORNAMENTO DEL DEF
- Ammontare complessivo del “tax gap”, fiscale e contributivo, poco meno di 103 M €
- Riduzione del “tax gap” 2018 circa 5,3 M € (2018)
- Riduzione della propensione al “gap” 1,7%
- Valore aggiunto generato da economia sommersa attestato su 189,0 M € con incidenza del PIL pari al 10,7%
- Rapporto debito/pil 154,0% stimato (banda 154,0%-155,0%) – Deficit 9,0% stimato (banda 9,0%-10,5%)
- Debito complessivo € 2.734 miliardi ad agosto 2021 (come rilevato a ottobre)
AGENZIE FISCALI
Il momento della svolta
I prossimi mesi saranno decisivi per il nostro Paese: con un rapporto debito/pil tra il 150-160%, dopo la nota al DEF stimato al 154,0% se non si realizzerà una robusta crescita economica andremo a sbattere, con tutte le conseguenze negative.
Per evitare questo evento nefasto abbiamo una sola opzione: prendere le giuste decisioni macroeconomiche e microeconomiche. Compito di una politica attenta e con un alto profilo.
Ma in questo ambito sarà essenziale la complessiva riforma del Sistema Fiscale, da approvare e far partire il più presto possibile, dopo la delega ottenuta. Vi sono 18 mesi per la sua realizzazione quindi tempo utile fino alla fine della legislatura.
Riforma che deve avere l’obiettivo di una riduzione permanente del carico fiscale, capace, quindi, di avere effetti sulla domanda nonché di stimolo sull’offerta di lavoro.
Riforma che deve cancellare la profonda inefficienza del nostro sistema, con interventi sull’IRPEF, sull’IVA e sull’IRAP.
Sull’IRPEF, perché, come evidenziato da uno studio della Banca d’Italia, nel decile di reddito lordo annuo intorno ai € 20.000 l’aliquota marginale effettiva staziona stabilmente sopra al 40%. Se aumentare l’offerta di lavoro comporta questi livelli di imposizione fiscale, è letteralmente impossibile generale crescita.
L’aliquota marginale effettiva è l’incremento unitario del reddito lordo assorbito dal sistema delle imposte, dei contributi sociali e dei trasferimenti assistenziali.
Va abbattuto lo scalone (dal 27,0% al 38,0% nell’intervallo 27.000 € – 38.000 €) e vanno complessivamente riviste le attuali cinque aliquote con possibile
Semplificazione (23%-27%-38%-41%-43% // 0-15Mila 23% con 0 fino a € 8.174,00 // 15.001€-28.000€ 27% // 28.001€ -55.000€ 38% // 55.001€-75.000€ 41% // oltre € 75.000 43%).
Sull’IVA, perché in questo momento abbiamo quattro scaglioni (4%-5%-10%- 22%) ed invece sarebbe opportuno superare questa eterogeneità e probabilmente semplificare, con lo scopo di scoraggiare pratiche elusive. Sull’IRAP (imposta regionale attività produttive), che è una imposta che ha come base imponibile i fattori produttivi, ovvero una imposta per definizione anti-crescita. E “ritocco” anche per l’IRES (imposta sulle società oggi al 24%) in combinata con l’IRAP, magari attraverso una adeguata fusione e relativa rideterminazione.
La riforma fiscale deve abbattere le spaventose disuguaglianze di trattamento per i redditi delle persone fisiche, che hanno allontanato il sistema dall’equità. Deve essere favorito il reddito da lavoro.
Attualmente una proliferazione di regimi sostitutivi, l’incredibile giunga delle “tax expenditures”, la sperequazione tra le diverse fonti di reddito (autonomo, dipendente – pensioni -). Basti pensare che sulle “tax expenditures” ovvero l’insieme di agevolazioni fiscali – dalle detrazioni e deduzioni classiche – crediti d’imposta – aliquote ridotte, vedi iva ridotta – cedolare secca, dovremmo avere oltre 600 misure diverse (636 di cui 466 erariali – 170 tributi locali) con minori entrate stimate per oltre € 75,0 miliardi. Sicuramente necessaria una concreta rivisitazione•
Quindi nei prossimi mesi l’Autorità politica, grazie alla delega fiscale, dovrà lavorare e ribadisco DOVRA’ LAVORARE su una profonda ed organica revisione del sistema fiscale che deve basarsi su una massiccia semplificazione nella struttura dell’IRPEF (appunto nelle aliquote, negli scaglioni, e nelle “tax expenditures” ovvero sconti fiscali), negli adempimenti per lavoratori autonomi e professionisti, nelle aliquote IVA, nell’abbattimento del “cuneo fiscale”.
Inoltre, regole certe, con codici unici/codice unico, nonché – finalmente – una razionale revisione del sistema catastale, e questo indipendentemente dal suo impatto tributario, come strumento moderno, efficiente e funzionale di compendio e gestione degli immobili e dei terreni, prima di qualsiasi scelta di merito sulla relativa tassazione. Il tutto in termini di lotta all’evasione che, se resa strutturale e permanente, ha, evidentemente, l’obiettivo del recupero delle risorse necessarie a finanziare la riforma nel medio termine e produrre una significativa riduzione della pressione fiscale.
Partendo da una quota di risorse correlate con la manovra di bilancio, che possono essere immediatamente utilizzate per lo sprint iniziale.
Il sistema fiscale che si dovrà “costruire” deve diventare comprensibile, trasparente, digitale ed “accountable”.
Se la tassazione è alla base del contratto sociale (no taxation without representation – niente tasse se non si possono eleggere i propri rappresentanti), allora bisogna ridurre il carico fiscale sul lavoro perché il lavoro deve essere rimesso al centro della rappresentanza, concentrando i benefici sui redditi medio-bassi (quindi rafforzare/ribaltare il concetto paghiamo le tasse vogliamo essere rappresentati). Un modo per rafforzare il contratto sociale.
L’introduzione di un minimo esente nella tassazione dei redditi delle persone fisiche, anziché l’attuale No Tax Irpef fino a 8.174,0 € nello scaglione del 23,0% aiuterebbe la progressività del sistema senza moltiplicare le aliquote: un minimo esente quale quota di reddito necessaria per la sopravvivenza.
Ulteriormente, i contribuenti non devono essere lasciati soli di fronte agli adempimenti perché, altrimenti, si crea disparità di trattamento (tra chi può utilizzare esperti e che deve fare da sé).
Il Fisco deve essere informatizzato al massimo grado possibile ed essere all’avanguardia della Pubblica Amministrazione. Bisogna ancora fare un “pezzo” di strada.
Per questo motivo deve continuare ad accrescere il suo ruolo anche di fornitore di servizi, oltre al fondamentale compito di controllo, contrasto e “compliance”.
Il tutto in un quadro in cui il fisco non sia “sovraordinato” ma “equi ordinato” al cittadino: in una società democratica l’obbligazione tributaria nasce dal contradditorio, dal dialogo, dalla partecipazione solidale al bene comune, non all’ordine autoritativo. Solo così si rispetta un principio di uguaglianza di fronte al fisco.
Ma per raggiungere tutto ciò, l’Amministrazione Finanziaria dovrà continuare ad essere messa nelle condizioni di lavorare al meglio.
Da qui la necessità oserei dire l’obbligo per la Politica di “accendere” i riflettori sulle Agenzie Fiscali.
Non ci vuole la “sfera di cristallo”, basta seguire i suggerimenti e le raccomandazioni di primari organismi internazionali, in particolare OCSE e FMI, che già negli anni scorsi hanno esaminato il sistema ed evidenziato distorsioni e necessità di correttivi.
L’autonomia delle Agenzie va rafforzata, sia sull’aspetto economico-finanziario sia sull’aspetto della gestione delle risorse umane, sia in termini organizzativi.
Va salvaguardata al meglio la loro operatività, quale fondamentale “ganglo” vitale dell’intero Sistema Paese, rafforzando gli organici, investendo, ulteriormente, in mezzi tecnologici ed informatici, consolidando compiti e funzioni in tutti campi, dalla tutela e sicurezza dei traffici di persone e di merci alla “tax compliance” ed al controllo fiscale.
Per noi senza interventi legislativi in questa direzione nessuna riforma fiscale sarà possibile e senza riforma fiscale credo che nessun progetto di rinascita del nostro Paese potrà vedere la luce.
Perderemmo una grande occasione, forse l’ultima, per rimanere nel novero dei Paesi all’avanguardia nell’economia, nella cultura, nell’industria, in modo da poter dire ancora la nostra nella geopolitica mondiale.
La riforma viene chiesta dalla UE come riforma di “accompagno” ma non abilitante ovvero non indispensabile per realizzare il PNRR, ma ha soprattutto un valore politico in termini di credibilità del Paese nel rispetto degli impegni assunti e, quindi, dovrebbe essere spinta da tutte le forze di buone volontà.
Chiudo con il riferimento all’importante Patto sul Lavoro Pubblico firmato dalla CONFSAL, i cui elementi chiave sono fondamentali per il progetto di riforma della PA e che, pertanto, devono essere resi effettivamente esigibili, e dai lavori in ARAN sul rinnovo del CCNL – Funzioni Centrali.
Il nostro “pensiero” come Coordinamento Agenzie Fiscali è noto, ed è stato formalizzato alla Segreteria della Federazione.
Lo consideriamo un “brogliaccio” da tenere a riferimento man mano che norme di legge e regole contrattuali vengono alla luce.
Il combinato disposto delle nuove norme di legge e delle nuove regole contrattuali, sia chiaro, è la precondizione per poter svolgere efficacemente il nostro lavoro di rappresentanza, contribuendo alla crescita economica e professionale dei colleghi in servizio, tutelando i loro diritti soggettivi e collettivi nonché le loro aspettative ed i diritti quesiti.
Vanno salvaguardati e tutelati i percorsi già effettuati, giuridici ed economici, e vanno valorizzate tutte le esperienze professionali (passate, presenti e future), delineando percorsi di carriera e sbocchi nelle più elevate aree.
La PA non deve essere considerato un costo bensì un investimento per il sistema Paese.
Va rimesso il lavoratore al centro dell’attenzione e va ripristinata la centralità del sistema delle relazioni sindacali, come nelle migliori democrazie europee.
I nostri “padri costituenti” avevano ed hanno previsto tutto (lavoro – partecipazione all’impresa – riserva di legge a favore delle parti sociali – contratti ecc..).
Va solo data attuazione ai lungimiranti principi costituzionali ancora “sterilizzati” e scusate se è poco (soprattutto perché alla sterilizzazione ha contribuito colui che oggi vuole riformare l’apparato).
Buon lavoro a tutti.
IL COORDINATORE NAZIONALE
AGENZIE FISCALI CONFSAL-UNSA
Valentino Sempreboni