Commento del Coordinatore Nazionale
AGENZIE FISCALI
E
CONTRATTO NAZIONALE
In queste settimane diversi soggetti si stanno “divertendo” a denigrarci, per il solo fatto che alcune sigle sindacali hanno valutato opportuno firmare il CCNL – Funzioni Centrali 2022/2024 ed altre no.
Posizioni entrambe legittime (la firma o la non firma), ma una delle opzioni la “vediamo” con il “fiato corto”.
Infatti, siamo sicuri che appena si saranno svolte le elezioni rsu, le OO.SS. che ad oggi non hanno firmato si recheranno in Aran e firmeranno il “contestato” CCNL, magari con la scusa di una “firma tecnica”, al fine di evitare di continuare a non essere ammessi ai tavoli della contrattazione integrativa.
Nel frattempo “fuochi e fiamme”:
grazie alle loro capacità (sic!) si convoca il tavolo (anche se non si può partecipare), mentre è in atto la solita ordinaria attività informale e formale (la primaria richiesta CONFSAL – UNSA di convocazione del tavolo sui temi caratterizzanti il nuovo contratto è addirittura del 29 gennaio scorso, due giorni dalla sottoscrizione);
si denigrano le azioni sindacali altrui (ma questo è uno “sport” esercitato oramai da anni);
si esercitano pressioni (sic!) sulla parte datoriale (addirittura si procede per diffide e si minacciano azioni legali, naturalmente senza alcuna coerenza con il passato prossimo e remoto, dove erano loro stessi a pretendere la piena applicazione del sistema contrattuale);
e chi più ne ha più ne metta (in materia di ferie, sulle missioni, sui buoni pasto, ecc…).
Con specifico riferimento al Settore delle Agenzie Fiscali, vorremmo rammentare che le medesime sigle NULLA HANNO FATTO (anzi diremmo che hanno sostanzialmente condiviso) contro l’azzeramento del Comparto di Contrattazione (basta andare a rileggere i resoconti delle Audizioni Parlamentari).
In termini generali, NULLA HANNO ESPRESSO circa l’azzeramento della specificità e strategicità del modello delle agenzie (mentre ancora dobbiamo combattere contro la cosiddetta “tecnicalità” utilizzata da un Viceministro all’inizio della “Vertenza Fisco” per giustificare la indisponibilità della “compagine” governativa a modificare le disposizioni in materia di salario accessorio, ovvero per negare l’esistenza di consistenti somme di cui era ed è vietata la distribuzione al personale in servizio per l’applicazione delle disposizioni normative in materia di “tetti” alla spesa accessoria per il personale pubblico).
Ancora, NULLA DA QUESTE SIGLE SI È AVUTO in termini di protesta per il blocco decennale della “negoziazione” in Aran che ha sterilizzato “3” (diconsi tre) tornate contrattuali, sistema riattivato solo dopo ricorso alla Corte Costituzionale senza che si sia potuto procedere ad un recupero integrale dell’inflazione subita (vi ricorda nulla?), NULLA DA QUESTE SIGLE SI È AVUTO in materia di “confisca temporanea” del Trattamento di Fine Rapporto, anche questo oggetto di ricorsi alla Corte Costituzionale visto il ritardo e la perdita di potere di acquisto nella restituzione del salario “differito” che oramai ha raggiunto, in qualche caso superato il triennio, NULLA SI È AVUTO DA QUESTE SIGLE in materia di riforma del Pubblico Impiego (anzi hanno “ammazzato” qualsiasi tentativo di affrontare la questione anche solo dal punto di vista teorico dopo la riforma – uccisa nella culla – dell’Amministrazione Finanziaria di inizio duemila, a valle del progetto di “privatizzazione” del rapporto di pubblico impiego).
Potremmo continuare ma ci fermiamo qui, perché dovremmo anche richiamare la cosiddetta “CONCERTAZIONE CON LE PARTI SOCIALI”, vera causa della questione salariale, la totale disattenzione verso il mondo del lavoro pubblico e privato (la famosa variabile “indipendente” anziché l’attenzione alla crescita della produttività ed ai nuovi modelli di organizzazione del lavoro nonché le “non” scelte di politica industriale d’avanguardia) e quant’altro.
Fare queste considerazioni significa “volare” alto? Oppure richiamare le “radici” dell’attuale disagio? E perché i nostri tassi di sindacalizzazione sono così bassi rispetto al modello “Centro e Nord europeo”, dove i lavoratori sono il “fulcro” del mercato del lavoro e del modello d’impresa?
Con questo modo (pseudo) di fare Sindacato si porta alla morte il movimento quale elemento di un malessere complessivo della democrazia, di cui i bassi tassi di partecipazione, la mancanza di idealità ed etica, la debolezza dei corpi intermedi, i comportamenti non consoni, la scarsa capacità di incidere sugli indirizzi politici “sovranazionali” e “nazionali” sono le espressioni più evidenti.
Non serve “distorcere” la realtà, “abbaiare alla luna”, far credere (…per finta) di stare sul pezzo e tutto il resto del fallimentare “armamentario”.
Serve lavorare per lanciare il Paese nell’Era moderna, con la massima attenzione alle problematiche del pubblico impiego (nemmeno i posti a concorso vengono coperti), almeno nel nostro caso.
Noi ci siamo, come sempre, e ci saremo sempre, a fianco delle colleghe e dei colleghi, per raggiungere i più alti obiettivi nelle “condizioni date” ovvero negoziare per portare a casa quello che al meglio possiamo portare, lavorando sul più elevato piano politico affinché le ragioni del Lavoro e del Lavoratore siano “attenzionate” al massimo nelle sedi dove si decide.
A buon rendere.
Roma 3 marzo 2025
IL COORDINATORE NAZIONALE
Valentino Sempreboni